Il Teuzzone, Milano, Malatesta, 1706

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Piazza d’arme.
 
 TEUZZONE con soldati
 
 TEUZZONE
650Ho vinto, fidi, ho vinto,
 se meco siete. Io veggio
 già dal vostro valor domo l’inganno;
 e trofeo di virtù, veggio di fronte
 cadere al fasto i mal rapiti allori.
655Vi sarà lieve impresa
 debellar que’ nemici
 che fa incauti il poter, vili il rimorso.
 Andiam; più che al cimento
 vi fo scorta al trionfo. Al vostro zelo
660la ragione combatte e serve il cielo.
 
    Sparsi a l’aure ite, o vessilli;
 date il segno, amiche trombe,
 di vittoria.
 
    E quel suono, ch’è sprone del forte,
665svegli in altri orror di morte
 e in voi desti amor di gloria.
 
 SCENA II
 
 ZELINDA, TEUZZONE, e poi ARGONTE
 
 ZELINDA
 Ove, o prence, fra l’armi?
 TEUZZONE
                                                 (O dei! Zelinda?)
 ZELINDA
 Senza me, dove, o sposo?
 TEUZZONE
 A vincere o a morir! Addio, mia cara.
 ZELINDA
670Ferma, che se vuoi regno, io te lo arreco,
 se morte, ho core anch’io per morir teco.
 TEUZZONE
 Non far co’ tuoi timori
 sì funesto presagio a’ miei trionfi.
 ZELINDA
 Quai trionfi ti fingi
675con sì deboli forze? E contro a tanti
 sì feroci nemici? Io non condanno
 l’amor nobil del regno
 ed il giusto desio della vendetta.
 Le tue condanno ah! troppo
680coraggiose speranze,
 i solleciti voti, i fiacchi mezzi. (Esce Argonte)
 TEUZZONE
 E che? Vuoi tu ch’io ceda?...
 ZELINDA
 Non è ceder vendette il maturarle.
 TEUZZONE
 Trar soccorsi o sperarli
685in sì grand’uopo onde poss’io?
 ZELINDA
                                                          Dal tempo.
 TEUZZONE
 Il tempo anzi più serve a’ miei nemici.
 Sin che nuovi ancor sono
 ne l’uso del comando,
 si sorprendano inermi.
 ARGONTE
                                             E inerme credi
690assalire un tiranno? A lui, che teme,
 la più forte difesa è ’l suo timore.
 TEUZZONE
 Un empio è mezzo vinto.
 ARGONTE
 Egli è più da temer, che a la vittoria,
 se non giova la forza, usa l’inganno.
 TEUZZONE
695E ’l cielo?...
 ZELINDA
                        Eh! Che non sempre
 la parte, ch’è più giusta, è la più forte.
 TEUZZONE
 Ma una ignobile vita è sol mia morte.
 ZELINDA
 
    Morte vuoi? Va’ pur, crudele;
 da la sposa tua fedele
700incominci il rio dolor.
 
    A’ torrenti da quest’occhi
 scoppi in lagrime e trabocchi
 tutto il sangue del mio cor.
 
 TEUZZONE
 O dei! Piange Zelinda.
705Le vostre vene, o barbari nemici,
 mi pagheran quel pianto.
 ARGONTE
 Ma, signor, poiché nulla
 ti rimuove da l’armi, almen permetti
 ch’anch’io pugni al tuo fianco.
 ZELINDA
710Sì sì, pugnino teco
 anche i Tartari miei; pugni anche Argonte;
 e fra’ rischi e le stragi
 fida ti seguirà la tua Zelinda.
 Su, mi si arrechi elmo, lorica e brando.
715Per soffrir l’armi e per vibrarle in campo
 avrò vigore anch’io
 o prenderlo saprò da l’amor mio.
 TEUZZONE
 Eh! Mia cara, non sono
 per quel tenero sen l’armi che chiedi.
720E tu, Argonte, rimanti. Il mio destino
 non è ben certo e a la mia sposa troppo
 necessario tu sei.
 Ten priego. Abbine cura.
 Temi il suo amore; e se nel cielo è forse
725stabilito ch’io cada,
 la riconduci al padre e la consola.
 ZELINDA
 E mi credi sì vil che a la tua tomba
 sopraviver potessi? E che quand’anche
 non vi fosse altra morte,
730non bastasse a formarla il mio dolore?
 TEUZZONE
 Lascia i tristi presagi
 e dammi, or che ti lascio, amato bene,
 un addio men funesto.
 ARGONTE
                                            (Il cor si spezza).
 ZELINDA
 Mio caro, ah! non fia questo,
735cieli, se v’è pietà, l’ultimo amplesso.
 TEUZZONE
 No, mio ben, nol sarà. Tu resta, io vado,
 tu a combatter co’ voti ed io con l’armi.
 O tornerò con la corona in fronte,
 più degno ad abbracciarti;
740o di questa già scarco inutil soma,
 spirto amoroso e sciolto,
 verrò a prender l’addio dal tuo bel volto.
 
    Pria di partir da voi, luci adorate,
 datemi un dolce sguardo e vincerò.
 
745   Da voi, che aprite piaghe ove mirate,
 auspici di vittoria prenderò.
 
 SCENA III
 
 ZELINDA, ARGONTE
 
 ZELINDA
 Parte il mio sposo, Argonte.
 Io più nol rivedrò.
 ARGONTE
                                    Ne’ dubbi casi
 sempre affligge il timore e spesso inganna.
 ZELINDA
750Aimè! Già d’ogni intorno
 mi si affollano orrori. Udir già parmi
 il fiero suon de l’armi,
 miro l’ire, le stragi e miro, o dio!...
 ARGONTE
 Vincerà; datti pace...
 ZELINDA
755Tutto piaghe languir l’idolo mio.
 ARGONTE
 Troppo facil disperi...
 ZELINDA
                                          Argonte, il siegui.
 Vedi qual n’è ’l destin. Te ne la reggia
 col fido avviso attenderò; e se vieni
 nuncio a me di sua morte,
760anch’io morrò...
 ARGONTE
                                Ma intanto
 fa’ cor con la speranza e asciuga il pianto.
 ZELINDA
 
    Sì, diventi la speranza
 de la tema e de l’affanno,
 se non meta, almen ristoro.
 
765   Prenda il cor nuova baldanza
 e ormai rechi un dolce inganno
 breve pace al mio martoro.
 
 SCENA IV
 
 ARGONTE
 Dei, s’egl’è ver che vegli
 su le umane vicende il vostro amore,
770vi fia giustizia ed innocenza a core.
 
    Vizio esulta e virtù sta languendo.
 Non l’intendo ma giusto lo so.
 
    A la mente, che mondo e ciel regge,
 né, s’è immensa, si deve dar legge
775né, s’è eterna, dar biasmo si può.
 
 SCENA V
 
 Luogo di tribunali co’ seggi minori all’intorno.
 
 ZIDIANA con guardie
 
 ZIDIANA
 Teuzzon vuol armi ed ire, a l’ire, a l’armi.
 Questa forse è la via
 di piacere al crudel, l’esser crudele.
 Non più amor, non più trono.
780Ferro se gli presenti, odio e vendetta;
 gli sia pena la morte e sembri dono.
 Miei fidi, ite e là, dove
 più feroce è la pugna,
 Teuzzon cercate. In lui volgete i colpi.
785Piagatelo; uccidetelo; e soltanto
 viver se gli consenta
 ch’io giunga a dirgli ingrato ed ei mi senta.
 
    Troverò qualche conforto
 rinfacciando a l’empio il torto
790ch’ei mi fece in disprezzarmi.
 
    Ed ei forse avrà più pena
 ne’ miei lumi rimirando
 il piacer che ho in vendicarmi.
 
 SCENA VI
 
 ZELINDA e ZIDIANA
 
 ZELINDA
 Regina...
 ZIDIANA
                    Ed a l’ingrato
795piace più del mio scettro e del mio core
 il cimento e l’orrore?
 ZELINDA
 (Che le dirò?)
 ZIDIANA
                             Libera parla; esponi,
 com’ei ti ricevé? Che fe’? Che disse?
 Non tacer ciò che serva ad irritarmi.
 ZELINDA
800Teuzzon...
 ZIDIANA
                      Vuol armi ed ire, a l’ire, a l’armi.
 ZELINDA
 Non ascolta ragion sdegno ch’è cieco;
 il tuo sia da regina. Odimi e poi
 serba l’ire, se puoi.
 ZIDIANA
                                      Tuoi detti attendo.
 ZELINDA
 (Giovi il mentir). Per tuo comando in traccia
805fui di Teuzzon; ma giunsi
 ch’era accesa la mischia e ’l vidi, ahi! tinto
 non so se del suo sangue o de l’altrui.
 ZIDIANA
 Né gl’esponesti alora?...
 ZELINDA
 Come potea vergine imbelle aprirsi
810fra le stragi il sentier? Parlar d’amore
 ove Marte fremea? Misero prence!
 Cinto il lasciai da cento ferri e cento,
 oggetto di pietade e di spavento.
 
 SCENA VII
 
 EGARO e le sudette
 
 EGARO
 Mia sovrana, a’ tuoi voti
815propizio è ’l cielo. Or sei regina. Hai vinto.
 ZIDIANA
 Fortunata vittoria!
 EGARO
 Base di tua grandezza e di tua gloria.
 ZELINDA
 Ma del prence che avvenne?
 ZIDIANA
 Ch’è di Teuzzon?
 ZELINDA
                                  Morto egli è forse?
 EGARO
                                                                      Ei vive;
820ma volte in lui l’armi, le forze e l’ire
 gli tolgon le difese e non l’ardire.
 ZELINDA
 Cadrà, se tardi... Ah... Nol soffrir...
 ZIDIANA
                                                                Vi sento,
 teneri affetti. Egaro,
 va’, riedi al campo, i cenni miei vi reca.
825Salvisi il prence e basti
 che prigioniero al mio poter si renda.
 Così pietà m’impone.
 EGARO
                                          E non amore?
 ZIDIANA
 Tu l’arcano ne sai. Salva il mio core.
 EGARO
 Parto veloce.
 
 SCENA VIII
 
 ZIDIANA e ZELINDA
 
 ZIDIANA
                          Amica,
830qual pietà per Teuzzon? Qual turbamento?
 ZELINDA
 Ne la sua morte il tuo dolor pavento.
 ZIDIANA
 Opra fia del mio cenno
 la sua salvezza.
 ZELINDA
                              Ed in mercé ne avrai
 un cor tenero e grato.
 ZIDIANA
835Fan sempre i gran favori un grande ingrato.
 ZELINDA
 Non è mai sconoscente il generoso.
 ZIDIANA
 Ad un timido amor tu fai lusinga.
 E credi tu che alfine
 ceda l’alma orgogliosa a’ miei desiri?
 ZELINDA
840Vuoi ch’io libera parli e senza inganno?
 ZIDIANA
 Sì, ten priego.
 ZELINDA
                             Il suo core
 non è facil trofeo. Zelinda il tiene,
 Zelinda, a cui già tempo
 diè nel tartaro ciel fede di sposa.
 ZIDIANA
845E sprezzata sarò per altra amante?
 ZELINDA
 Non disperar. Lo vinceranno i tuoi
 favori eccelsi e ’l tuo destin presente.
 Tutto può amor di vita e amor di trono.
 (S’ei mi tradisce, ah! che di morte io sono).
 
850   Sì facile al tuo amor
 non troverai quel cor
 che ti dà pena.
 
    Ma in premio di tua fé
 ei spezzerà per te
855la sua catena.
 
 SCENA IX
 
 ZIDIANA, poi EGARO
 
 ZIDIANA
 Quanto è saggia costei! Quanto di lume
 gl’astri le dier per penetrar ne’ cori!
 Ella già vi assicura
 d’un gran piacer. Non disperate, amori.
 EGARO
860Sospese il tuo comando
 a’ tuoi guerrieri in su la man feroce
 la morte di Teuzzon. L’hai prigioniero.
 Ma troppo importa il far ch’ei cada estinto
 a Sivenio ed a Cino.
 ZIDIANA
865È in balia del mio amore il suo destino.
 Va’, tu ne sia ’l custode;
 e da l’odio il difendi e da la frode.
 EGARO
 
    Chi vi oltraggiò, begl’occhi,
 vi chiederà perdono
870e poi vi adorerà.
 
    Da che vi miro in trono,
 voi dividete il regno
 tra ’l grado e la beltà.
 
 SCENA X
 
 ZIDIANA, SIVENIO e CINO
 
 SIVENIO
 
    Non più teme, non più orrori,
875godi, esulta, abbiam poi vinto.
 
 CINO
 
    Pria di ferro e poi di allori
 sì bel giorno il crin ti ha cinto.
 
 ZIDIANA
 Mercé al vostro valor, che su la fronte
 mi fermò la corona, oggi a la mia
880felicità nulla più manca, o duci.
 SIVENIO
 Mancavi ancor la miglior gemma. E questa,
 questa sarà...
 CINO
                           Che?
 SIVENIO
                                       Di Teuzzon la testa.
 ZIDIANA
 La testa sua?
 SIVENIO
                           Tu impallidisci? E temi?
 ZIDIANA
 Fregio de la vittoria è la clemenza.
 SIVENIO
885Clemenza intempestiva
 toglier ci può de la vittoria il frutto.
 ZIDIANA
 Lui prigionier, temer si dee?
 SIVENIO
                                                       Si dee
 la sua vita temer, la sua sciagura.
 CINO
 Vi assento anch’io; ma si maturi il colpo.
 SIVENIO
890Nuoce a l’opra talor lungo consiglio
 ed il lento riguardo è un gran periglio.
 ZIDIANA
 Orsù, mi rendo. Mora,
 mora Teuzzon; ma giusta sembri al regno
 la man che lo condanna.
895Le sue colpe a l’esame
 pongansi omai; legge le pesi; e dia
 la sentenza fatal ragion, non odio.
 Giudici voi ne siate; e ’l gran decreto
 poi la destra real segni e soscriva.
 SIVENIO
900Sì, giudicato ei mora.
 ZIDIANA
                                          (E amato ei viva).
 CINO
 Ma del mio amor, regina...
 ZIDIANA
 Serba la fede e spera.
 
    Soffri costante,
 che tempo ancora
905non è d’amare
 né di gioir.
 
    Fede verace
 spera ma tace.
 E vero amante
910sa ben soffrir.
 
 SCENA XI
 
 SIVENIO e CINO
 
 SIVENIO
 Qui tosto il reo si guidi. (Alle guardie)
 CINO
 Tutto abbiam vinto, amico, e pur non posso
 vincer i miei rimorsi.
 SIVENIO
 Dei regnar, dei goder; e hai cor sì vile?
 CINO
915Aver ci basti un innocente oppresso;
 nol vogliamo anch’estinto.
 SIVENIO
 No no, colpa imperfetta
 ricade ne l’autor. Siamo in un mezzo
 che o perir ci conviene o compir l’opra.
 CINO
920In noi l’odio cadrà, l’infamia in noi.
 SIVENIO
 Da sé stesso alfin muore,
 come fiamma senz’esca, odio impotente;
 e la colpa felice anche è innocente.
 CINO
 Ecco il prence.
 SIVENIO
                              Suoi giudici sediamo.
925Condannato egli sia.
 Non mancano al poter giammai pretesti.
 Ogni nostro delitto è già suo fallo;
 e non abbia riguardi un reo vassallo. (Vanno a sedere al tribunale)
 
 SCENA XII
 
 TEUZZONE, EGARO con guardie e li sudetti
 
 TEUZZONE
 
    Tempo è già di armarti, o core,
930di costanza e di valore;
 
   e se manca infida sorte,
 non manchi ad innocenza anima forte.
 
 SIVENIO
 Teuzzon, rendasi questo
 onore al tuo natal. Siediti.
 TEUZZONE
                                                  Iniquo,
935non pensar che comando
 ti dia sovra di me la mia sciagura.
 Sono il tuo re; tal mi rispetta; e siedo. (Preso un seggio, vi s’asside con disprezzo)
 EGARO
 Generosa virtù!
 SIVENIO
                                Tal siedi e parli,
 perché ti è ignoto ancor che reo ten vieni
940al tuo giudice innanzi.
 TEUZZONE
 Voi miei giudici? Voi? Due bassi e vili
 vapori de la terra osan cotanto?
 Da’ miei stessi vassalli
 giudicato io sarò? Qual legge umana,
945qual divina il permette?
 Altro giudice un re non ha che il cielo.
 CINO
 Chi dare il può questo poter ci diede.
 Zidiana...
 TEUZZONE
                     È usurpatrice.
 SIVENIO
                                                 È tua regina;
 e al suo voler t’inchina.
 TEUZZONE
950Perfido! Che ’l mio core
 giustifichi per tema un tradimento?
 CINO
 (Rimprovero crudele, al cor ti sento).
 SIVENIO
 Contender seco è un avvilire il grado.
 Tuo ufficio, Egaro, sia
955segnar le accuse, le difese e gl’atti
 del giudicio sovrano.
 EGARO
 Mi accingo a l’opra. (Siede ad un tavolino minore a canto al tribunale)
 TEUZZONE
                                       Empio giudicio insano!
 SIVENIO
 Teuzzon, per te del regno
 sono infrante le leggi. A’ voti estremi
960del genitor disubbidisti. Il sacro
 giuramento a sprezzar cieca ti mosse
 avidità d’impero.
 Ribel l’armi impugnasti e i nostri acciari
 fuman per te di civil sangue ancora.
965Gravi son le tue colpe.
 Tu ne reca, se n’hai, le tue discolpe.
 TEUZZONE
 De l’opre mie non deggio
 render ragione a tribunal sì iniquo.
 CINO
 Tua nuova colpa è questo
970silenzio contumace.
 SIVENIO
 E mancan le difese a reo che tace.
 CINO
 O rispondi o ne attendi
 il giusto irrevocabile decreto.
 TEUZZONE
 Ma decreto sì indegno
975che orror faccia alla terra, infamia al regno.
 EGARO
 Se nol salva l’amor...
 SIVENIO
                                        Scrivasi, Egaro,
 la fatale sentenza.
 CINO
 (Giudicata così muor l’innocenza).
 TEUZZONE
 Duci, soldati, popoli, a voi parlo;
980a voi m’appello de la legge iniqua,
 spurio aborto d’inganno e di livore.
 Tutte sa le mie colpe
 chi le condanna. Io taccio,
 giudice lui, né ’l suo giudicio approvo,
985se scolparmi ricuso.
 Voi, che del vuoto soglio
 l’anima siete e di chi l’empie il braccio,
 siate il giudice mio. Ragion vi rendo
 di mia innocenza e poi giustizia attendo.
 SIVENIO
990Tu segna ancor l’alto decreto.
 CINO
                                                       O numi!
 TEUZZONE
 Se in me d’ira civil...
 SIVENIO
                                         Tacciasi. A reo
 convinto e condannato
 più non lice produr vane discolpe.
 TEUZZONE
 Suddito infame!
 SIVENIO
                                 Egaro,
995si riconduca a la prigion primiera.
 Poco là dureran le tue ritorte,
 che a disciorle verrà, verrà la morte.
 TEUZZONE
 
    Prova sia di mia innocenza
 che con barbara sentenza
1000mi condanni l’empietà.
 
    Chiara prova ancor ne sia
 ch’io la possa acerba e ria
 sostener senza viltà.
 
 SCENA XIII
 
 SIVENIO e CINO
 
 CINO
 Niega seguir la destra
1005del core i cenni.
 SIVENIO
                                Eh! Scrivi,
 che preferir conviene
 a sterile virtude utile colpa.
 CINO
 (Voi siete, regno e amor, la mia discolpa). (Va a scrivere)
 SIVENIO
 A la regina or vado, onde al decreto
1010si dia l’ultimo assenso e poi son lieto.
 
    La dolce mia vendetta
 si affretta a più goder.
 
    Contento più mi sento,
 or che da l’altrui duolo
1015vien solo il mio piacer.
 
 SCENA XIV
 
 CINO
 
 CINO
 Dagl’occhi di Zidiana
 escon languidi sguardi; e un sol non viene
 a farmi fé del suo giurato amore.
 Ah! S’ella mi tradisce,
1020avrai, mio core, avrai perduto invano
 innocenza, virtù, fede e riposo.
 Quetati; ingiusto sei, se sei geloso.
 
    Troppo offendo il bel che adoro
 ed accresco il mio martoro,
1025se il mio ben credo infedel.
 
    Con geloso vil timore
 son ingiusto al suo bel core
 ed al mio sono crudel.
 
 SCENA XV
 
 Gabinetto reale.
 
 ZIDIANA e poi ZELINDA
 
 ZELINDA
 Condannato è, regina,
1030l’innocente amor tuo.
 ZIDIANA
 S’egli fia l’amor mio, sarà innocente.
 ZELINDA
 Senza la tua pietà morto il compiango.
 ZIDIANA
 Pietà si chiede? Ei me ne dia l’esempio.
 ZELINDA
 Ma...
 ZIDIANA
             Qui è Sivenio.
 ZELINDA
                                         (Scellerato ed empio).
 
 SCENA XVI
 
 SIVENIO e le sudette
 
 SIVENIO
1035Contumace  a le leggi,
 ribello a la corona,
 reo convinto è Teuzzon.
 ZIDIANA
                                             Convien punirlo.
 SIVENIO
 E punirlo di morte
 che sia pubblica e grave al par del fallo.
 ZIDIANA
1040Giusta sentenza.
 ZELINDA
                                 (Traditor vassallo!)
 SIVENIO
 Né differir più lice?
 ZIDIANA
 Facciasi.
 ZELINDA
                   (O me infelice!)
 SIVENIO
 Qui dunque a la condanna
 dia la destra real l’alto consenso.
 ZIDIANA
1045A me si rechi onde vergare il foglio.
 ZELINDA
 Dov’è ’l tuo amore? (Piano a Zidiana)
 ZIDIANA
 Già stabilì ciò che far deggia il core. (A Zelinda)
 SIVENIO
 Ecco il fatal decreto. (Le presenta la sentenza)
 ZIDIANA
 Colà ’l deponi. (La fa deporre sul tavolino)
 SIVENIO
                              E a’ piedi
1050v’imprimi il nome eccelso.
 ZELINDA
                                                   (Odo e non moro?)
 ZIDIANA
 Imprimerollo e per Teuzzon saranno
 i caratteri miei note di sangue.
 ZELINDA
 (Alma, non v’è più speme).
 SIVENIO
 Scrivi.
 ZIDIANA
                Sì. (Va al tavolino e, presa la sentenza, la legge sottovoce)
 SIVENIO
                        (Il mio nemico
1055pur morrà. Mio riposo
 ed è grandezza mia ch’egli sen mora).
 ZIDIANA
 Ma... (A Sivenio)
 SIVENIO
              Già scrivesti?
 ZIDIANA
                                         Non è tempo ancora. (Depone la sentenza sul tavolino)
 ZELINDA
 (Respiro).
 SIVENIO
                      Attendi forse
 che ’l tempo cangi il tuo destino? Eh scrivi
1060che è viltà se non puoi, rischio se tardi.
 Non ha ragion l’indugio e non pretesto.
 Scrivi regina.
 ZIDIANA
                            Non è ’l tempo questo.
 SIVENIO
 E pur...
 ZIDIANA
                 Vanne, non più, pria che il dì cada,
 il foglio segnerò. Chi siede in trono
1065questa aver puote autorità sui rei.
 SIVENIO
 Troppo...
 ZIDIANA
                    Va’. Già intendesti i sensi miei.
 SIVENIO
 
    Troppo siete disdegnosi,
 o vezzosi rai d’amore.
 
   A che tanto in voi di sdegno,
1070se l’impero tutto avete
 e sul regno e sul mio core?
 
 SCENA XVII
 
 ZELINDA, ZIDIANA
 
 ZELINDA
 T’ama Sivenio.
 ZIDIANA
                               E tollerarlo è forza.
 ZELINDA
 E Cino ancora è fra’ delusi amanti.
 ZIDIANA
 Lusingarlo a me giova.
 ZELINDA
                                            (E a me saperlo).
1075Ma del caro tuo prence...
 ZIDIANA
 Qui mi si guida, e ne sia scorta Egaro,
 per le vie più segrete il reo prigione.
 ZELINDA
 Che far risolvi?
 ZIDIANA
                               Ei sia
 in così avversa sorte
1080arbitro di sua vita e di sua morte.
 Tu là ascosa sarai
 testimon de’ suoi sensi.
 ZELINDA
 Aimè! Perduto ho ’l caro ben!
 ZIDIANA
                                                        Che pensi?
 ZELINDA
 
    Penso ma mi confondo;
1085mi parlo, mi rispondo
 e nulla intendo.
 
    Penso se vincerà
 lo sdegno o la pietà;
 ma nol comprendo. (Si ritira)
 
 SCENA XVIII
 
 ZIDIANA, EGARO, poi TEUZZONE e ZELINDA nascosta
 
 ZIDIANA
1090Due seggi qui.
 EGARO
                              Regina. Eccoti ’l prence.
 ZIDIANA
 Seco mi lascia; e ad ogni passo intanto
 si divieti l’ingresso... O dei! Ti arresta.
 Egaro, ahi! qual rossore?
 EGARO
 O d’amar lascia o ardisci.
 
1095   Che a chi perde un felice momento
 non resta del piacer che il pentimento.
 
 ZIDIANA
 S’ami dunque e s’ardisca.
 TEUZZONE
                                                  E fino a quando
 saran le mie sciagure
 spettacolo e trionfo a’ miei nemici?
 ZIDIANA
1100Io tua nemica? Fammi
 più di giustizia. A tuo sollievo io stendo
 la stessa man da cui ti credi oppresso.
 TEUZZONE
 Né mi lascia temer salda costanza
 né mi lascia sperar rigida stella.
 ZIDIANA
1105E pur, se nol ricusi,
 al tuo, ch’ora è mio trono, il ciel ti chiama.
 TEUZZONE
 Per qual sentier?
 ZIDIANA
                                  Non ti sia grave, o prence,
 meco seder.
 TEUZZONE
                         (Che sarà mai?) (Sedono)
 ZIDIANA
                                                         (Ma donde
 moverò i primi assalti?
1110Tenterò i primi colpi?
 Parlar deve a quell’alma
 la regina o l’amante?
 La lusinga o ’l terror?)
 TEUZZONE
                                           Tuoi detti attendo.
 ZIDIANA
 Senza colpa del labbro
1115vorrei, Teuzzon, vorrei
 che intender tu potessi
 il linguaggio del cor negl’occhi miei.
 TEUZZONE
 (Oscuro favellar!)
 ZIDIANA
                                   Mira più attento
 de’ lumi il turbamento
1120e intenderai che d’amor peno e moro.
 TEUZZONE
 E che il morto tuo sposo è tuo martoro.
 ZIDIANA
 Morto il mio sposo? Ah no, ch’egli in te vive
 e lo vedo e gli parlo e ancor l’adoro.
 Sì, ancor l’adoro ma più bel, ma degno
1125più degli affetti miei,
 giovane, amabil, fiero e qual tu sei.
 TEUZZONE
 Stelle! Numi! Che ascolto? Ah! Ti scordasti
 che a me fu genitor chi a te fu sposo?
 ZIDIANA
 E amando in te ciò che di lui ci resta
1130in che, dimmi, l’offendo? È tanto eccesso
 che sia amante del figlio
 chi del padre fu sposa e non mai moglie?
 Caro amor mio...
 TEUZZONE
                                  Zidiana,
 usa altri sensi o a la prigion men riedo.
 ZIDIANA
1135Sì, altri sensi userò ma quegli, ingrato,
 che mi detta il dolor d’un tuo disprezzo.
 Su, conosci, o crudel, dopo il mio amore,
 tutt’anche il mio furore.
 Regina e vincitrice,
1140ho ragione, ho poter su la tua vita.
 Vanne, misero, e leggi,
 leggi quel foglio e vedi
 qual mano irriti e qual amor disprezzi.
 TEUZZONE
 (L’alma i suoi mali a tollerar si avvezzi). (Si leva e va al tavolino dove legge la sentenza sottovoce. Zelinda si lascia vedere su l’uscio del gabinetto)
 ZIDIANA
1145(Or mi sovvien, Zelinda è che mi rende
 difficile trofeo quel cor che bramo;
 ma di colei trionferà in quel core
 ira e vendetta, ove non possa amore).
 TEUZZONE
 Lessi. Si vuol mia morte... (Ah! Qui Zelinda!) (Teuzzone torna a sedere ed alzando gli occhi vede Zelinda)
 ZIDIANA
1150E solo manca il mio
 nome a compir la capital sentenza.
 Di’, vuoi soglio o feretro?
 Mi vuoi giudice o sposa? (Osservando Zelinda)
 Sciegli e pieghi il tuo fato
1155là dove pieghi il tuo voler. Risolvi.
 Qui te stesso condanna o qui ti assolvi.
 TEUZZONE
 Amabili sembianze (Astratto verso Zelinda, senza badare a ciò che gli dice Zidiana)
 de l’idol mio...
 ZIDIANA
                             Cari soavi accenti,
 conforto di quest’alma,
1160uscite pur di quel bel labbro e in seno
 di amorosa speranza...
 Sei pur ritroso, o dio! Perché rubella
 al tuo labbro la man?
 TEUZZONE
                                         Che disse il labbro,
 onde speri il tuo affetto?
 ZIDIANA
1165Amabile ti sembro,
 idolo tuo mi appelli
 e non è questo un dir ch’io speri, o caro?
 TEUZZONE
 Eh! Ch’io gli accenti alora a te volgea,
 a te, cor di quest’alma, o mia Zelinda.
 ZIDIANA
1170E parli a chi non t’ode? (Zelinda li fa cenno che taccia)
 TEUZZONE
                                              Io l’ho presente. (Rimira per la scena e Zelinda si ritira)
 ZIDIANA
 Dove?
 TEUZZONE
                La bella idea mi sta nel core.
 (L’idolo mio quasi tradisti, o amore).
 ZIDIANA
 Quest’idea si cancelli.
 TEUZZONE
 Non giunge a tanto il tuo poter.
 ZIDIANA
                                                           Lo faccia,
1175se nol puote il mio amor, il tuo periglio.
 TEUZZONE
 Mai per viltade io non sarò spergiuro.
 ZIDIANA
 Ne sarà prezzo il trono mio...
 TEUZZONE
                                                       Lo abborro.
 ZIDIANA
 Il viver tuo...
 TEUZZONE
                           Più la mia fé mi è cara.
 ZIDIANA
 La tua innocenza...
 TEUZZONE
                                     Al cielo
1180ne appartien la difesa.
 ZIDIANA
 Meglio ancor pensa. Ancora
 questo momento alla pietà si doni.
 Fa’ tu la tua sentenza; o morte o soglio.
 TEUZZONE
 Torno a’ miei ceppi e tu soscrivi il foglio.
 
1185   Né la tua sorte
 mi fa lusinga;
 né la mia morte
 mi fa terror.
 
    La mia costanza
1190sarà più forte
 d’ogni speranza,
 d’ogni timor.
 
 SCENA XIX
 
 ZIDIANA e ZELINDA
 
 ZIDIANA
 T’ubbidirò, spietato; e su quel foglio
 scriverò le vendette...
 ZELINDA
                                          Ove ti porta
1195cieco furor?
 ZIDIANA
                         Dove? E mel chiedi? L’ire
 ei proverà d’una beltà schernita. (Scrive)
 ZELINDA
 (Scampo non veggio più per la sua vita).
 ZIDIANA
 Segnato è ’l foglio. Ei morirà.
 ZELINDA
                                                       Regina,
 odimi.
 ZIDIANA
                Ei mi sprezzò.
 ZELINDA
                                            Ma al primo assalto
1200vuoi che ti ceda un cor? Nuovi ne tenta.
 ZIDIANA
 Espormi al disonor d’altro rifiuto?
 ZELINDA
 Fa’ che a Teuzzon mi si conceda il passo;
 e ’l disporrò al tuo amor.
 ZIDIANA
                                               Tanto prometti?
 ZELINDA
 Sì, tu sospendi intanto
1205la morte sua.
 ZIDIANA
                           Custodi,
 ne la prigion diasi a costei l’ingresso.
 Ma se m’inganni...
 ZELINDA
                                     Ogni pietà si esigli.
 Sieno ancor co’ suoi giorni i miei recisi.
 ZIDIANA
 Risorgete, o speranze.
 ZELINDA
                                           Ahi, che promisi!
 
1210   Sarà il tuo core
 un dì contento,
 se credi a me.
 
    Della rivale
 con più tormento
1215e con più vanto
 della tua fé.
 
 SCENA XX
 
 ZIDIANA
 
 ZIDIANA
 Seguiamla, amor. Ne la prigion si vada
 a prender da quel labbro
 del suo fato e del mio gl’ultimi voti.
1220Oh! S’egli infine a la mia fé si rende,
 chi più lieta è di me? Chi più felice?
 E felice sarò; già ’l cor mel dice.
 
    Col mio ben in dolce nodo
 spera l’alma di goder.
 
1225   E sperando tanto godo
 che la speme non par brama
 ma possesso del piacer.
 
 Fine dell’atto secondo